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Siamo sicuri che mangiare vegano sia davvero sano? D.ssa Cristiana Salvadori

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Siamo sicuri che mangiare vegano sia davvero sano? 

Mangiare vegano per molti è sinonimo di mangiar sano, per altri è rischio di carenze nutrizionali, per altri ancora ha che fare solo con una scelta etica. In questo articolo approfondiremo le motivazioni scientifiche che portano a prediligere una scelta ‘vegan’, ponendo però attenzione a non cadere nel tranello ‘siccome è vegan allora fa bene’. 

Questa riflessione nasce dal fatto che gli ultimi studi riguardo la prevenzione e il trattamento delle principali malattie cronico-degenerative compreso le neoplasie, puntano il dito sull'effetto antinfiammatorio dell'alimentazione.
Una dieta antinfiammatoria per rispondere a tali requisiti, deve:

1) avere un effetto alcalinizzante;
2) contenere cibo "vivo";
3) possedere basso indice glicemico. 


Il problema dell'acidificazione
Se sangue e linfa sono per noi praticamente immodificabili con la dieta (visto che il loro pH è mantenuto in un range strettissimo di 7.3-7.5 e il discostamento da questo range provoca gravi alterazioni fisiche fino al decesso) quello che siamo in grado di influenzare fortemente è la matrice extracellulare, ossia i 15-20 litri di liquidi che circondano le cellule. Ed è proprio lì che si gioca la nostra vera partita giornaliera. Per il sistema linfatico
in realtà possiamo fare molto, come muoverci di più, visto che la sedentarietà è sinonimo di acidosi. Quando parliamo di acidosi della matrice, l'acidosi del famoso terreno di Antoine Béchamp, di Claude Bernard e di Max Pettenkofer (“Il microbo è niente, il terreno è tutto”), ci riferiamo ai disturbi del ricambio, come un metabolismo difettoso del glucosio, dei trigliceridi, del colesterolo, della omocisteina, delle proteine, degli ormoni, dei metalli pesanti, delle tossine, ecc... tutte sostanze che devono essere presenti in concentrazioni stabilite per non incorrere in gravi disturbi. Anche la medicina funzionale e l'omotossicologia di Recheweg insegna che il palcoscenico in cui si giocano tutte le azioni è proprio la matrice extracellulare: l'intossicazione dell'organismo procede dalla matrice o sostanza fondamentale in cui le tossine si accumulano fino a livello della cellula e dei suoi costituenti.
Essendo la matrice il luogo dove avvengono gli scambi anche di segnale, se abbiamo l’acidificazione della sostanza fondamentale, i messaggi che si scambiano tra loro i sistemi non passano agevolmente (come trovarsi a percorrere con l'auto una carreggiata intasata dai rifiuti). L’acidificazione è un fenomeno patologico relativo alla dieta ed ai comportamenti umani.
L'acidosi è uno dei pericoli più gravi dell’organismo, è davvero un autentico diavolo devastante in termini biochimici e cellulari. Se ne parla, ma mai abbastanza. Se ne sa, ma mai a sufficienza. Abbiamo già 75-100 trilioni di cellule che per il loro normale funzionamento ci scaricano nel corpo, senza sosta e 24 ore al giorno, i loro residui metabolici, per cui non abbiamo per niente bisogno di acidificarci ulteriormente con alimenti industriali, elaborati, raffinati, sintetizzati, pastorizzati, cotti, arricchiti, concentrati, salati e zuccherati. I cibi naturali dal gusto acido (acidognolo) e dal test acido non sono affatto acidificanti come la gente pensa e crede. Gli acidi deboli della frutta (citrico, malico, tartarico) si alleano facilmente con i minerali per formare ottimi sali tampone, per cui sono tutti alcalinizzanti. Caso classico quello del limone, fortemente acido in partenza e maggiore alcalinizzante tra tutti gli agrumi. L'acidosi non è quella del sangue acido, visto che al sangue non è concesso di sbandare troppo. Basterebbe uno scivolamento al grado di neutralità a 7.00 e moriremmo all'istante. Sangue e linfa alcalini sono indispensabili per la vita e la salute. 

Per un "vegano" quindi che ha tolto completamente le proteine animali dalla sua alimentazione, da dove viene l'acidificazione della matrice?
L'acidità in ogni caso è un discorso di residui e non di cibo di partenza: i cibi a
residuo acido sono tutte le carni, le uova, i formaggi, i latticini (eccetto il burro
che è un grasso ed è perciò neutro), i cereali e i derivati (salvo il miglio, la
quinoa, il riso nero e il grano saraceno), i legumi secchi in eccesso, le noci secche ed irradiate, gli alimenti denaturati e devitalizzati in genere (succhi di frutta conservati, farinacei cotti, cibi salati e zuccherati e anche the, caffè, alcolici, cole, bevande gassate). Ovvio che pure farmaci, vaccini, stress psico-fisici ed emozionali, sono tutti fattori altamente acidificanti. Quindi per un vegano le componenti legate all'alimentazione riguardano il
cibo cotto, le farine raffinate e lo zucchero (che costituiscono gli altri due punti della premessa). 

A proposito di cibo vivo!
La cottura è entrata nella società come esigenza di sopravvivenza per rendere appetibili i cibi. Che il cibo cotto sia un alimento morto lo dimostra il fatto che un seme cotto messo nel terreno non produrrà più alcun frutto e che da un uovo cotto non sarà più possibile far nascere un pulcino.
Da ricordare che tra i tanti tristi primati dell’uomo (come quello di essere il solo animale che prende il latte di un altro animale anche dopo lo svezzamento) è quello di cuocere e mischiare i cibi che mangia.
Vi sono 700 mila forme di vita animale: nessuna tranne l’uomo mangia cibo cotto.
L’uomo è la sola specie ad essere malata,noltre agli animali domestici a cui viene infatti dato cibo cotto.
Le conseguenze della cottura sono quelle di alterare il contenuto quali e quantitativo delle sostanze (proteine, minerali, vitamine, grassi).
Con il cibo cotto l’organismo non potendo trarre tutto il nutrimento necessario sente il bisogno di ingerire maggiori quantità di alimenti, con tutto ciò che ne consegue.
Se ci si nutrisse di cibi crudi, basterebbe la metà del quantitativo che ingeriamo da cotto.
Qualsiasi tipo di cottura ci rende necessaria l'integrazione alimentare con le sostanze che vengono perse. Cosi come per avere un alimentazione alcalinizzante occorre nutrirsi con un 20-25% di cibi acidificanti e un 75-80 % di cibi alcalinizzanti, così la percentuale corrisponde rispettivamente per i cibi cotti (che sono infatti acidificanti) e per quelli crudi che sono alcalinizzanti.
Non occorre essere crudisti per forza: basterebbe mangiare molta frutta lontano dai pasti principali e aggiungere un'insalata ricca di molte e variegate verdure prima di mangiare i cibi cotti.
Gli studi sui "food enzymes" e sulla “leucocitosi neutrofila” (aumento quali e quantitativo di globuli bianchi nel sangue dopo assunzione di cibo cotto) dimostrano che le molecole di cibo cotto che verrebbero avvertite come estranee (la loro assunzione creerebbe nel sangue un aumento dei globuli bianchi come in una infezione) assunte insieme con il cibo crudo, sarebbero sufficienti per digerire il cotto (grazie agli enzimi presenti nelle verdure crude) ed eviterebbero o ridurrebbero al minimo il fenomeno della leucocitosi digestiva. 


E allora cosa c’è di non sano nel vegano?
Il terzo punto riguarda l'indice glicemico e più in generale l'uso dello zucchero e delle farine raffinate nella dieta.
Ultimamente leggendo il libro "Sugarblues" di William Dufty mi sono imbattuta in certe considerazioni che ritengo fortemente vere e tra l'altro ben

argomentate dall'autore. Nel libro viene citato il lavoro di uno studioso moderno, il dott. Mercola che ha compilato una sua lista di danni scientificamente provati a carico del C12H22O11, il disaccaride detto zucchero, di canna o di barbabietola, bianco o rosso.
L’uso abituale di zucchero, in dose variabile da individuo a individuo, prolungato nel tempo anche a dosi moderate, potrebbe provocare, come da evidenza clinica:
-soppressione parziale o totale del sistema immunitario, aumentata vulnerabilità a tutte le malattie trasmissibili;
-demineralizzazione o squilibri dei minerali nutritivi: carenze sicure per cromo, ferro e rame, inibizione dell’assorbimento di calcio e magnesio;

-stimolazione adrenergica (produzione di eccessiva adrenalina nel surrene) risultante in iperattività, ansia, stressabilità, scarsa concentrazione e problemi di ipercinesia infantile;
-aumento del colesterolo totale, con calo di quello “buono” e aumento di quello “cattivo”;
-perdita di elasticità di tutti i tessuti, specie la cute (invecchia il collagene);

-è il miglior alimento a sostegno delle cellule mutate o cancerogene e son noti i suoi rapporti coi tumori: mammella, ovaio prostata, retto, pancreas, vie biliari, polmone, stomaco;
-causa ipoglicemia funzionale (determina livello troppo bassi di glucosio ematico nel breve tempo intercorso nell’ultimo pasto);

-abbassa l’acuità visiva, determina cataratta e miopia;
-determina problemi gastrointestinali: acidosi del tubo digerente, malassorbimento, contribuisce al morbo di Crohn e alla colite ulcerosa;
- contribuisce all’invecchiamento precoce generalizzato;
-accompagna e aggrava alcolismo e tossico-dipendenze;
-rende acida la saliva con malattie dentali e paradentali;
-risulta determinante nel sovrappeso e nell’obesità;
-contribuisce a malattie autoimmuni come artrite, asma, sclerosi multipla, artrite reumatoide e tiroiditi;
-favorisce lo sviluppo della Candida Albicans e di altri funghi e lieviti;
-favorisce la formazione di calcoli biliari;
- può favorire appendicite e infiammazioni addominali;
-costituisce concausa di emorroidi, varici e arteriti;
-nell’uso dei contraccettivi orali determina aumento della resistenza periferica all’insulina; -favorisce l’insorgenza dell’osteoporosi;
-costringe il pancreas a produrre una grossa quantità di insulina che determina esaurimento della ghiandola stessa e diabete;
-abbassa la vitamina E nel sangue;
-può aumentare il valore della pressione sistolica (diastolica);
-causa letargia o sonnolenza nel bambino;
-glicazione delle proteine ematiche e cellulari (adesione alle stesse) impedendone o rallentandone le funzioni;
-inibisce parte dell’assorbimento proteico;
-determina allergie e intolleranze alimentari;
-causa tossiemia gravidica;
-è coinvolto nell’eczema infantile;
-causa aterosclerosi, malattia cardiovascolare e demenza senile;
-può modificare la struttura del DNA (glicazione);
-riduce l’efficacia enzimatica;
- i malati di Parkinson sono più consumatori di zucchero della media: il suo effetto è l’aumento volumetrico delle cellule epatiche con loro espansione e deposito di grasso;
-danneggia il rene e attraverso il meccanismo dell’acidosi determina la formazione di calcoli renali; -aumenta la ritenzione idrica;
-è il principale responsabile di stipsi e costipazione;
-compromette flora batterica e villi intestinali;

-rende capillari fragili;
-rende i tendini assottigliati e fragili;
-fattore concausale di cefalee ed emicranie;
-può ridurre capacità cognitive e di apprendimento, specie nei minori in età scolare;
-aumenta le onde alfa, delta e theta che compromettono le capacità di pensiero;
-risulta come concausa nella depressione;
-contribuisce alla gotta;
-aumenta il rischio di morbo di Alzheimer;
-causa squilibri endocrini: aumento degli ormoni femminili nel maschio con maggiore infertilità, aumento delle sindromi premestruali, calo delle somatostatine e degli ormoni della crescita;
-causa vertigini, giramenti di testa e lipotimie;
-aumenta radicali liberi e lo stress ossidativo;
-causa dipendenza e assuefazione;
-alte dosi di zucchero a volte danno fenomeni stuporosi o alterati non dissimili dall’ubriachezza; -una forte riduzione di zuccheri semplici nella dieta migliora in breve tempo la stabilità emotiva;
-lo zucchero si muta in grasso corporeo fino a 5 volte in più che non gli amidi o gli zuccheri complessi;
-il rapido assorbimento di zucchero provoca la “fame nervosa” dei mangiatori compulsivi e degli obesi;
-aggrava i sintomi dei bambini obesi con problemi comportamentali, deficit di attenzioni, iperattivi; - causa cambiamenti degli elettroliti nelle urine;
-indebolisce le ghiandole surrenali;
-può causare attacchi epilettici;
-predispone all’ipertensione negli obesi;
-in istituti per riabilitazione della delinquenza giovanile, l’abolizione di zucchero nella dieta ha migliorato del 44% il coefficiente di comportamenti antisociali;
-causa disidratazione nel neonato;
-ha a che fare con tutti i comportamenti di scarsa risposta alle emergenze come errori di guida o valutazione, distrazioni nel traffico, incidenti sul lavoro in cui è forse maggiore causa di morte o lesioni, secondo alcuni autori, delle droghe o dell’alcool.

Questa lunga lista di sintomi riguarda l’uso dei dolcificanti industriali, sintetici e concentrati, lavorati e innaturali, poco importa la loro origine e provenienza. Sia lo zucchero bianco comune o saccarosio da barbabietola che lo zucchero grezzo e rossastro da canna derivano infatti dalla bietola e dalla canna, ma sono stati estratti a temperature altissime di diverse centinaia di gradi.
Come dice Valdo Vaccaro: “Quando si parla di zucchero, di glucosio, di fruttosio, ci riferiamo solo e sempre a questo tipo di prodotto sintetico-ipercotto-raffinato, iper-concentrato, iper-sterilizzato, iper-devitalizzato, ricco di calorie al 100% e 0% invece in termini di enzimi, di vitamine, di ormoni, di minerali organici, di vitalità vibrazionale e di acqua biologica. Un prodotto che, per essere digerito, deve per forza prelevare micronutrienti e fattori digestivi all'interno del corpo, facendo razzia di enzimi e costando caro in termini di consumi energetico-assimilativi, al pari delle proteine cotte (carne e pesce in particolare). Ci riferiamo ad esso sia nella sua forma evidente in sacchi, confezioni o zollette di zucchero, che nelle forme nascoste, mescolato a creme, gelato, cioccolato, cremine, marmellate, merendine, succhi di frutta zuccherati, succhi di frutta non- zuccherati ma sempre pastorizzati e devitalizzati, cole, bibite gasate, gatorade, red-bull e simili. Chiaro che le soluzioni alternative tipo aspartame-petrolifero e saccarina sono ancora peggiori ed ancora più cancerogene.
Lo zucchero quindi, in tutte le sue forme, determina infiammazione: l’infiammazione cronica, l’ipossia, l’acidificazione sono alla base delle patologie degenerative e del cancro.
Sebbene non mi piaccia fare terrorismo e consideri l’alimentazione uno ma non il solo pilastro della salute e sostenga che per avere un’alimentazione più sana possibile sia necessario avere una mente

potenziata, invito tutti e me stessa a riflettere sugli effetti che lo zucchero, anche in dosi minime, può avere nella nostra vita e sul nostro spirito.
Buona vita!!! 

D.ssa Cristiana Salvadori Medico olistico
Presidente Associazione Atalia


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